La tecnologia radio dei sistemi di allarme ha raggiunto elevati standard di sicurezza a protezione dai tentativi di oscuramento (tecnologia antijamming e comunicazioni tra centralina e sensori con multifrequenza a 5 bande).
E per chi si affida ad un impianto via filo?
La risposta è semplice ed economica: il resistore, chiamato comunemente resistenza.
Applicato all’interno del circuito di cablaggio tra il sensore e la centralina, questo componente elettronico, permette di salvaguardare il sistema antintrusione filare dai più svariati attacchi esterni.
Una centralina di allarme filare di qualità è definita “bilanciata”, dal momento che richiede l’applicazione di una o più resistenze, con lo scopo di riconoscere l’eventuale taglio dei cavi o corto circuito deliberato.
Grazie ad un processore interno, l’unità principale è in grado di percepire la variazione di carico (espressa in Ohm) che un tentativo di sabotaggio genera all’interno del circuito, innescando immediatamente l’allarme.
Per una maggiore efficacia, la resistenza dovrebbe essere applicata il più vicino possibile al sensore, se non addirittura sulla morsettiera stessa del componente, in questa maniera infatti la protezione sarà garantita lungo tutta la linea di cablaggio.
In conclusione è sempre bene assicurarsi che l’impianto d’allarme, filare o radio che sia, preveda non solo l’innesco di un allarme a seguito di una intrusione, ma anche e soprattutto, un sistema di antimanomissione al fine di aumentare esponenzialmente il grado protezione dei nostri ambienti.